Che la Turchia fosse una polveriera era cosa nota, ma paradossalmente il tentato golpe ( anche se di questo non si è certo trattato ) mostra quanto quella realtà, nell'immaginario collettivo apparentemente così lontana culturalmente, sia in realtà poco dissimile da quella che si respira in molti paesi occidentali. Senza ipocrisie di sorta, è giusto riconoscere che tutti inizialmente, convinti che si trattasse effettivamente di un golpe e quasi affascinati dall'improbabile eventualità di un viandante del cielo che elemosinava asilo politico, abbiamo creduto che il grande architetto di questo tentativo sovversivo si trovasse comodo e pacifico a Mosca. Tutto assolutamente plausibile se si considera che Putin ha da tempo, per motivi peraltro mai taciuti, il dente avvelenato contro Erdogan, reo soprattutto di aver assunto una posizione decisamente ambigua nei confronti del terrorismo islamico. Le modalità, la durata e il fallimento del presunto golpe però, hanno rivelato in tempi brevissimi la verità, ossia hanno dimostrato che di golpe non si trattava affatto e che Putin, per grande fortuna del presidente turco, proprio nulla in tal senso aveva pianificato. I tempi del resto sono cambiati, e nella società attuale i rudimentali colpi di Stato di stampo sudamericano non sarebbero più neppure lontanamente ipotizzabili. Inoltre, non va dimenticato che Ankara, per dimensione e popolazione, non è propriamente il piccolo villaggio di Stepancikovo raccontato Dostoevskij e dunque, anche fingendo di credere che si sia trattato di una reale sovversione, non esiste sforzo di immaginazione in grado di farmi accettare l'idea che si sia potuto ristabilire l'ordine in un tempo così breve e in maniera tutto sommato indolore. Che Erdogan, nemico giurato della democrazia ( nonché vergognosamente negazionista circa il genocidio degli armeni ) si sia appellato proprio ad essa per riportare la situazione alla normalità è poi apparso subito contraddittorio, e la gestione del presunto problema ha aperto in tempi brevissimi uno squarcio su quella che di fatto era ed è la realtà dei fatti, ossia quella di una farsa finalizzata a consolidare agli occhi del cittadino medio la figura di un leader dal curriculum fin troppo eloquente in negativo. Erdogan, riportando l'ordine, in un sol colpo ha fornito una prova di forza e offerto una dimostrazione, evidentemente fasulla, di quanto egli sia un acceso sostenitore di quella democrazia che in realtà il suo governo certamente non incarna, a meno che con tale termine non si indichi qualcosa di diverso da ciò che con lo stesso gli antichi Greci intendevano. La posizione dei cosiddetti potenti della Terra, sempre molto attenti a non varcare i confini del "politicamente corretto", non è sorprendente purtroppo, ma mostra ancora una volta quanto la cricca ( Obama, Merkel e Hollande in testa ) sia più unita che mai nel gestire un equilibrio fondato scientificamente sul disordine; tutti cauti a pseudo golpe in corso, tutti sostenitori di un governo democraticamente eletto a farsa conclusa.
La Storia non mente, e qualunque colpo di Stato effettivamente tale si vada a ricercare entro i suoi meandri rivelerà caratteristiche del tutto diverse rispetto a ciò che per alcune ore in Turchia è stato ritenuto tale. Ora Erdogan, dopo aver puntato il dito contro l'odiato Gulen, conscio del potere deterrente della violenza e della paura, con il benestare di tutti punirà in maniera esemplare coloro che lui ha deciso di sacrificare in nome di questa infame recita funzionale al suo progetto, "signori nessuno" destinati in tempi brevissimi al dimenticatoio. A bocce ferme non si può fare a meno di constatare come il piano di Erdogan sia purtroppo perfettamente riuscito, in un colpo solo ha "riempito la botte" e "ubriacato la moglie"; che i potenti sempre molto puntuali quando si tratta di sfilare a braccetto e con volto costernato in ipocriti cortei d'occasione, siano conniventi è il "segreto di Pulcinella", anche perchè la Turchia pesa molto dal punto di vista militare, è una risorsa enorme per la NATO, e ciò purtroppo vale molto più della vita di una manciata di innocenti strumentalizzati e funzionali a un disegno più grande di loro. Nulla di democratico sotto il sole.
Matteo Andriola
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